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Diaspora Ucraina

Novovolinsk 2011

L'esigenza di capire cos'è che spinge tante donne dell'Est europeo a lasciare il proprio paese, le proprie famiglie, spesso anche i bambini, per venire in Italia a lavorare mi ha spinto a salire su un piccolo autobus, attraversare i confini e con loro recarmi in Ucraina.

 

Desolazione: questa è la sensazione che ho subito provato, in un paese senza lavoro, elevato grado di corruzione, poche prospettive. Le giovani donne partono, gli uomini si rifugiano nell'alcool.

 

Le donne anziane rimangono ad accudire i bambini che attendono di poter un giorno raggiungere le proprie madri appena queste avranno ottenuto i permessi di soggiorno.

 

Queste migranti portano con sé la propria cultura fatta di grandi tradizioni, portano la singolarità di intense e inconfondibili storie personali. Storie fatte di desideri e di speranze, di rabbia e di paure, di tristezza e di allegria. Sono donne a noi molto vicine, in realtà molto lontane.

Svetlana, quando è arrivata dall'Ucraina nel 2012, non pensava di restare per tanto tempo. Fare la badante: questo lavoro viene visto come un progetto breve, temporaneo, per migliorare le condizioni economiche della famiglia lasciata in patria. L’emigrazione non è un programma per la vita: ci si allontana dal marito e dai figli con l’idea di tornare dopo due-tre anni da loro.

Poi le cose cambiano, i programmi prendono una piega diversa, spesso a causa delle condizioni nel Paese di origine. Nei mesi scorsi molte badanti ucraine si sono attivate per il ricongiungimento familiare e portare in Italia i loro familiari mettendoli in salvo dalla guerra.

 

L’Italia è il primo Paese europeo per presenza di cittadini ucraini. In base ai dati Eurostat (2020), su circa 800 mila ucraini residenti nella Ue a 27, oltre un quarto si trova nel nostro Paese. L’Italia è anche il Paese con più donne ucraine: le 177 mila residenti sono circa il 37% di tutte le donne ucraine in Europa.

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